Ognuno ha una storia da raccontare. Chi dice di non averne alcuna, in realtà sta già raccontando qualcosa.

domenica 28 aprile 2013

Probabilmente un giorno gli smartphone produrranno brioches (ma si scrive proprio così?)

Come promesso non vi lascerò in balia di kilometri di filo ingarbugliato e pagine che svolazzano ovunque come stormi di storni chiassosi. Dunque, fate in modo che il filo sia doppio, poi si parte!
Iniziate dal foro centrale: passatevi l'ago da sotto in su, facendo attenzione a tenere un po' di filo in eccesso, senza farlo uscire tutto dall'altro lato. Poi ripetete l'operazione

Il filo dev'essere ben tirato, ma fate attenzione a non farvi scappare il capo che avete lasciato in eccesso! (che in questa figura è sottostante al cartoncino e quindi non visibile)

Ora passate a un altro foro, fateci passare l'ago una prima volta, tirate e poi, per formare la linea verticale fate ripassare il filo nello stesso foro, ritornando davanti, ripassandoci ancora.

Visto che prima non c'erano, ecco in tratteggio le cose losche che avvengono sul retro (o_O)
A questo punto ruotate il tutto, cercando di non scivertare (far scomporre l'equilibrio mistico de) i fogli e dei due piatti. In questo modo ora si riparte ma dall'altro lato!


Ora girate di nuovo il cartoncino, il procedimento è simile a quello appena eseguito.

Turn again, yeah!

Ora, dopo aver girato nuovamente il tutto, visto che abbiamo terminato le linee verticali, passiamo alle orizzontali! Quindi dobbiamo condurre l'ago nuovamente nello stesso foro, passando dal davanti al retro del libro, ma, a differenza delle volte precedenti, il filo deve passare sul lato corto:

Mi raccomando, cercate sempre di fare in modo che il filo sia tirato! 
Bene!  Ora ripartiamo da davanti e andiamo a colmare tutte le righe mancanti!

Il filo è sempre lo stesso, ho cambiato colori per rendere più comprensibili (?) le varie fasi.
A questo punto bisogna ingegnarsi un momento per districarsi da questo rompicapo. Rilassatevi e bevete un frappè alle fragole. Ah, non era tra l'occorrente indicato?
Allora riprendiamo il lavoro.


Ed ecco fatto!! =) Il lavoro dall'altra parte è speculare, se siete riusciti la prima volta potete farcela anche la seconda, non demordete =)
Tutto ciò potrebbe non essere molto chiaro, cercherò un modo per migliorare la spiegazione, ma tenete presente che dopo un po' il meccanismo si riesce a comprendere in automatico.


Et voilà! Alla prossima!!

ps: se avete dubbi commentate pure, mi rendo conto che sia un lavoro piuttosto ostico e ingarbugliato.

Yeah!



giovedì 18 aprile 2013

Probabilmente, un giorno, ci saranno più smartphones che brioches.

Per la serie "Tu sai citare i classici a memoria, ma non distingui il ramo da una foglia, IL RAMO DA UNA FOGLIA", quest'oggi mi dedico a riflessioni in grande stile. L'altro giorno, sfogliando il giornale ho letto una piccola inserzione che presentava un libro; in fondo c'era scritto qualcosa come: "disponibile anche in formato cartaceo".
Capite? Quell' "anche", è quello che segna il passaggio epocale, l'affermazione inequivocabile dell'era digitale! Questo ovviamente ricorda molto il buon vecchio Plato, quando, pur sostenendo il valore della tradizione orale (e mnemonica) a dispetto della più tecnologica scrittura, esprimeva tutto ciò in un dialogo dentro un dialogo...scritto. Seppure in maniera molto meno eminente, in effetti è ciò che mi accingerei a fare anche io, visto che oggi vi propongo un metodo carino e spossante per costruirvi un affascinante libro dalla rilegatura orientale, ma ciò verrà da me spiegato attraverso questo tecnologico blog!

Orbene, innanzitutto ecco un lista dell'occorrente:

  • Cartoncino di spessore 1 o 1,5mm, il colore non è importante.
  • Lauti finanziamenti.
  • Una decina di fogli di carta A4, tipo quelli da stampante, bianchi.
  • Pazienza e speranza.
  • Una carta per il rivestimento esterno che sia abbastanza resistente ma flessibile, NON un cartoncino.
  • Ago e filo, quest'ultimo di un colore in contrasto con la carta del rivestimento.
  • Carta giapponese dello stesso colore del filo, o affine.
  • Braccia robuste e dita di riserva.
  • Martello e un punteruolo, o una punta da incisione.
  • Cutter, c-c-colla vinilica, un pennello, un bicchierino, riga e squadra...dovrebbe esserci tutto.
Naturalmente l'insieme di tutta questa mercanzia costa spregiudicatamente tanto, specie la carta giapponese e la pazienza, però ne vale la pena. Forse tra un po' la penserete diversamente, ma fidatevi, alla fine viene meglio del previsto. Circa.
Ok, prima di tutto piegate a metà i fogli A4, premete bene il bordo e poi tagliateli. Una volta terminato questo gravoso compito prendete il vostro cartoncino da 1,5mm di spessore e lanciategli il guanto di sfida. Afferrate con decisione il cutter e tagliate due porzioni da 21,1 e 15,1cm (ovvero l'ampiezza dei vostri A4:2);  queste parti sono niente meno che i piatti del libercolo che stiamo costruendo, in pratica la copertina. Suddividete col cutter entrambe le parti del cartoncino nel seguente modo:

Gettate via dai vostri pensieri la strisciolina da 3mm e tagliate, invece, un'altra porzione da 3cm.
Allo stato attuale dovreste avere: 
  • 10 A4 divisi in due --> 20 fogli 
  • 3 striscette di cartoncino da 3 x 15,1 cm ciascuna
  • 2 parti di cartoncino da 17,8 x 15,1 cm.
Dopo tutte queste paranoie ecco giungere una delle parti più avvincenti ed ingegneristiche: il rivestimento!
Prendete la carta sottile ma robusta e una riga o una squadra e tagliatene una rettangolo 27,6 x 19,5; visto che ottenere dei risultati precisi è come cercare la sezione aurea in un colabrodo, meglio sempre abbondare un po' piuttosto che trovarsi senza abbastanza bordo, ed ecco la cagione!

Le linee tratteggiate indicano le aree che bisogna tagliare.
Con una matita conviene segnarsi gli spazi dove incollare i nostri beneamati cartoncini, poi passare all'azione.
Dopo aver tagliato lungo le linee tratteggiate e aver asportato i due triangoli e i due rettangolini di eccedenza e i due leocorni, piegate e incollate il lato corto da 2cm (nell'immagine quello a destra), poi i laterali e quello da 4,3, in modo che arrivi ad agganciarsi al cartoncino più grosso. Imprimete una lieve e uniforme pressione sulla fessura da 3 mm e sulle parti incollate.
Conquistate queste 27,6 yard, prendete la carta giappo e tagliatene un riquadro che sia approssimativamente un po' più piccolo di 17,8 x 15,1 cm, passateci una pennellata generosa di colla e spiaccicatelo nella parte interna del vostro cartoncino rivestito, dal lato dove avete incollato i lembi della carta di copertura, per intenderci. Appiattitelo e sopprimete ogni iniqua bolla d'aria.
La situazione potrebbe essere circa questa:


Una volta che entrambi i piatti sono asciutti e pronti, munitevi di punta, matita e martello, oltre che della striscia di cartoncino da 3 x 15,1 cm; quest'ultima servirà come "stampino" per creare la rilegatura. Spieghiamo meglio: sul cartoncino andiamo a fare dei buchi e tracciare a matita le linee guida della rilegatura, in modo che, applicandolo sui corrispondenti della copertina, possiamo perforare tutti i fogli e i cartoncini assieme. Il disegno proposto è il seguente!


Quando avete perforato il cartoncino, prendete i fogli e inseriteli tra i due piatti, poi sovrapponete il cartoncino preparato e bucate i punti segnati con punta e martello (il tavolo sottostante potrebbe risentirne, occhio!). Concluso questo faticoso esercizio ginnico, prendete ago e filo e munitevi di pazienza. Fate passare il filo per la cruna dell'ago finché questo non raggiunge la metà della lunghezza del filo, poi iniziamo a cucire...


...nella prossima puntata!

Nuzza








sabato 23 marzo 2013

Per favore, doniamo soldi a wikipedia!

Quest'oggi stavo cercando il nome di un luogo mitologico e sono finita su Wikipedia. Anche l'altro giorno mi sono imbattuta in Wikipedia, ma stavo cercando come calcolare la molalità. Insomma, wikipedia è ovunque! Per favore, aiutiamo Wikipedia, anche Diderot devolverebbe qualcosa se potesse!
Ah, sto ripetendo un po' troppo "Wikipedia"? Va bene, allora facciamo come nelle equazioni biquadratiche e sostituiamo con l'incognita "Tpedia".
Allora, Tpedia è una fonte immensa per trovare informazioni di qualsiasi tipo, tanto che rasenta la quasi onniscenza di quel giochino dove c'è il genio col turbante che indovina la persona che state pensando (sì, state pensando ad Akinator).Se cercate su internet "Tpedia" trovate come primo risultato Chuck Norris. Tpedia è un mare magnum gratuito, è come un'immensa spiaggia libera: ogni tanto trovi della sporcizia abbandonata, ogni tanto è così affollata che non si riesce a scovare un angolino dove posare l'asciugamano, un giorno la sabbia è finissima, l'altro ci sono solo sassi, ma alla fine l'importante è capire che è di tutti e tutti possono migliorarla, chi buttando via i rifiuti, chi installando una doccia, chi portando l'ombrellone. Tpedia è la sorella maggiore che vi aiuta quando dovete fare una ricerca scolastica. E' esattamente il punto a cui vlevo giungere.
In realtà l'idea per questo lavoro mi è soggiunta per vie traverse e meditabonde ore di ricerche, però poi, quando si tratta di capire qualcosa di basilare, tipo il nome di un luogo, ecco che Tpedia si affaccia premurosamente dall'alto della vostra pagina web!


Questa stampa, un'acquaforte, rappresenta una rivisitazione di un mito giapponese, ovvero la leggenda di Urashima Taro.

Altre fonti: Gintama ep 115
Alla prossima! B)

giovedì 21 marzo 2013

In un tempo relativamente breve, la quantità di cose che accadono è inversamente proporzionale alla vostra reattivtà

Questa mattina avevo deciso di potermi concedere il meritato (?) riposo. In realtà l'avevo già deciso ieri sera, ma comunque...

A un'ora non ben precisata, che potrebbe oscillare tra le 7:45 e le 8:10 odo il soave rombo del citofono. Ho pensato che non fosse il caso di alzarsi, in fondo io sarei benissimo potuta essere già fuori, magari all'accademia, magari alle Maldive, oppure, più semplicemente, mi sarei ancora potuta trovare tra le braccia del sonno. Così ho ignorato a bella posta il citofono, catalogandolo tra le cose neutre.
Dopo un lasso di tempo decisamente breve, suona il campanello. Al che, mi ripeto tutta quella tiritera, aggiungendo che comunque non avrei potuto mica aprire la porta in pigiama e coi capelli arruffati, neanche se fuori ci fosse stato il principe azzurro, o il re di Spagna, o Chessoìo.
Passano tot minuti, il campanello suona nuovamente: questa volta controllo l'ora, le (:!%, cioè le 8:15.
Mi riavvolgo nelle coperte, aggiungendo a tutte le scuse sopracitate, che tanto ormai non avrei mica potuto smascherare così la mia presenza; ma neppure un battito di ciglia dopo, ecco che parte il citofono! A questo punto, con uno sbuffo di lenzuola e un mugugno accidentato, scendo dal letto e mi dirigo prontamente verso la causa dei miei affanni. Sento distintamente che fuori dalla porta c'è ancora qualcuno, così, visto che sarebbe stato disdicevole, poi, non aprire, ho semplicemente premuto il bottone del citofono che apre il portone da basso e poi sono filata di nuovo dall'altra parte. Tempo di arrivare a portata di letto, ecco un'altro strepito del citofono, simile al gracchiare di un gabbiano. Tra l'altro era nettamente più insistente. A quel punto ho pensato che la mia copertura fosse ormai saltata, così ho percorso il corridoio come un velocista, rischiando, per l'impeto, di spiaccicarmi contro la porta. Premo con più decisione il beneamato tasto del citofono, ma niente, continua imperterrito a strimpellare. Allora ho alzato la cornetta:-Pronto?-. Era il vicino di sotto, che chiedeva se potevo accostare la porta dell'ascensore, che altrimenti non poteva essere prenotato, nè muoversi, evidentemente. Dopo avergli rivolto uno sconclusionato, quanto assonnato: -Ah, sì, grazie-, ho sbirciato dallo spioncino. C'erano due figuri sul pianerottolo, l'ascensore palesemente occupato, forse perchè non avevano badato a chiudere premurosamente le portine. Corsi in camera, presi dei vestiti a caso, cercando di ignorare i capelli, riuniti, per l'occasione, in una matassa senza grazia. Nello stesso tempo la sveglia-cellulare (o il cellulare che uso anche come sveglia) decide di intonare la sua più piacevole melodia, proprio accanto alla porta, dove l'avevo recato meco, a causa dell'impeto del citofono. Tempo di tornare alla porta, pronta a fronteggiare l'ormai inevitabile incontro e spegnere il telefono, ecco che le due persone, che con ogni probabilità erano quelli che vengono a controllare i contatori, son spariti in ascensore. 
Con sguardo vacuo, torno a letto, rimettendomi il pigiama.
Non ci crederete, ma dopo appena cinque minuti, il campanello riprende a suonare. Questa volta ho buttato all'aria tutte le scuse sopracitate, sostituendole con un esasperato NO, BASTA.
Poi, però, ho pensato che forse era l'anziana vicina, o magari la badante che non riusciva a entrare per qualche motivo o magari  erano di nuovo i tipi di prima. Così, mi alzo di nuovo, mi rivesto di nuovo, e nuovamente mi avvio verso la porta. Ovviamente fuori non c'era già più nessuno.
A Quel punto ho deciso che ormai il mio sonno era totalmente compromesso e l'idea di coricarmi di nuovo non aveva più nessun fascino. Così, dopo una lauta colazione per smaltire l'inizio burrascoso della giornata, mi sono messa a scrivere questo affascinante e sublime papiro, per delectare.


Ebbene, buon proseguimento, alla prossima!

giovedì 7 marzo 2013

Più uno è pigro, più lo diventa, c'è poco da fare!

Ho notato che in effetti scrivo meno spesso qua...chissà, può anche essere un segnale positivo!
Al di là di ciò, oggi presento un lavoro più digitale e meno pratico.



La foto originale è stata scattata da me, poi, chiaramente, ha subito alcune modifiche. Per alcuni pennelli usati i crediti vanno a :iconz-design. Il nome "Aristall", invece, è quello di un pianeta citato nel primo libro di Exoria, progetto a cui partecipo insieme a un valido gruppo di collaboratori, raccolti dall'autore, Stefano Ferrando.

Trovo quasi commoventi le due figure in primo piano, così solitarie di fronte alle luci frenetiche della città, eppure così solide. Se non ci fossero quelle due figure non ci sarebbe nemmeno il tripudio tecnologico di fronte a loro. Forse è per ricordare che nell'uomo certe cose non cambiano, e sono le più importanti.
Bene! Con questo affascinante e bucolico quadretto vi saluto, alla prooooossima!

mercoledì 6 marzo 2013

Brevitas

Visto che il titolo della scorsa volta assomigliava più che altro a una lunga fiction, oggi ho scelto un incipit d'impatto, un carpe diem, uno schiaffo alla monotonia ritmica delle giornate di fine febbraio e inizio marzo, quelle in cui non è proprio primavera ma neanche più inverno; d'altronde non esistono più le mezze stagioni, non esiste per ora nemmeno un risultato elettorale chiaro, tra un po' non ci sarà manco più un presidente della Repubblica e per avere un nuovo Papa dovremo attendere ancora un poco di tempo...ah, dite che la faccenda sulle mezze stagioni decantata sopra è una splendida palinodia? Ah, dite che che non ho ancora usato un punto fermo? In effetti il titolo non è molto azzeccato, a meno che non lo si intenda come ossimoro rispetto al testo, ma basta parlare di figure retoriche, le uniche figure che ci toccano davvero il cuore sono ben altre! Mi pare che il discorso stia prendendo una brutta piega!!

Dunque, onde evitare argomenti degeneranti e cercare di scollarmi dalla testa la stessa canzone che mi assilla da tutta la mattina, volevo proporvi questo affascinante amenicolo futuristico, che mi ricorda molto Lara Croft! 
 

Onestamente a me pare piuttosto caotico, però hanno un certo fascino.
Ebbene, in attesa di poter aggiornare il blog anche mentre sto cercando istruzioni su come suonare un ukulele, vi auguro una buona giornata, alla prossima, yeah!


lunedì 25 febbraio 2013

Noi non facciamo le solite promesse elettorali, ne abbiamo trovate di nuove! (Tra cui spiegare come preparare una lastra)

Salve vobis!
In pieno clima elettorale, tra le grida accese, i pubblici in delirio, lo sventolio di bandiere colorate e la neve che cade soavemente su tutti, indistintamente, ecco che mi ripropongo di proporvi (anche per via della spiegazione poco approfondita della scorsa volta) un'accattivante guida pratica riguardante la calcografia, ovvero un procedimento di incisione e stampa molto antico, ma dai risvolti sempre moderni. Per un'incisione calcografica usiamo, come materiale, lastre di metallo (rame o zinco) su cui si può lavorare con varie tecniche (puntasecca, acquaforte, acquatinta etc.); quando la lastra è pronta, l'inchiostro deve rimanere solo nelle linee incise. Per oggi, tuttavia, ci occuperemo solo della preparazione della lastra! (che già è impegnativa).

Orbene! Ciò che vi occorre (mi sento molto come su Art Attack) è:

  • Una o più lastre di zinco di spessore 1mm circa, misure a vostro piacimento
  • Vernice nera satinata da copertura per incisione
  • Carte abrasive per metallo (extrafine 1200), cioè della cartavetro a granitura molto fina
  • Lime per metallo
  • Alcool (quello di un improbabile colore rosa shocking) 
  • Piattina (pennello) pelo di bue 
  • Raschietto e brunitoio (chiedete proprio così, sarete sorpresi)
  • Acquaragia 
  • Giornali vecchi, moooooolti giornali vecchi.
Ok, come potete notare, la maggior parte dell'armamentario è tossico, infiammabile, molto suscettibile, e per alcuni strumenti, costati millemila euro, servirebbe il porto d'armi. Quindi siete gli 007 della situazione. Quindi state lontani da fonti di calore e fate circolare dell'aria nella stanza in cui siete.
Bene! Per prima cosa occorre limare i bordi della lastra, specialmente gli angoli, in modo che, durante la stampa, non vi si strappi il foglio.
Procedete smussando con leggiadria i bordi, finchè non vi sembrerà che l'angolo sia intorno ai 30°, o giù di lì.
Nel caso ci fossero delle linee troppo incise, passateci sopra il brunitoio (quello arrotondato) per appianarle.                                                                                          

                                                    
Dopo tale incoraggiante inizio, occorre, al fine di una stampa priva di fronzoletti fastidiosi, armarvi di carta abrasiva: con un'unghia sondate delicatamente la superficie della lastra, onde scovare righe, buchi, squarci, voragini etc. La carta abrasiva servirà ad appianare e rendere liscia e lucente la vostra amata lastra; per ottenere tale risultato scartavetrate a più non posso!!!! 
Le vostre mani assumeranno un colore poco invitante, ma non desistete!
La carta abr. va tenuta parallela alla lastra, in modo che non faccia grinze che potrebbero rigare la vostra opera amatissima. Dopo tale procedura, passate, con uno straccio pulito, dell'alcol sulla superficie ormai levigata come la pelle di un infante, tanto per togliere ditate o polvere di zinco etc. Una volta eseguito ciò siete a metà della gravosa opera! Bravi!
Allora, a questo punto prendete la vernice da copertura e shakerate la boccetta come dei baristi professionisti, poi svitate il tappo e intingete con grazia il pennello. Evitando di spargere vernice ovunque, concentratevi sulla lastra e stendete un velo di vernice per tutta la lunghezza, facendo attenzione che non restino grumi o pelucchi del pennello. Se comparissero delle bollicine...beh quelle sono tollerabili.


Una volta terminato questo lavoro, potete dedicarvi a qualche altra occupazione, attendendo che la vernice si asciughi (se mettete la lastra su un calorifero la vostra attesa sarà più breve).


Assicuratevi che la vernice sia asciutta (di solito sembra più opaca) e procuratevi una candela ad alto fusto. Possibilmente accendetela. Bene, ora viene la parte più intrigante e sorprendente: l'antigravità. Infatti, inspiegabilmente (o quasi) la cera cadrà sulla vostra lastra (per vestro magno gaudio) benchè quest'ultima si trovi sopra la candela. Ok, spieghiamo meglio: tenete la lastra sospesa, con la parte verniciata verso il basso, con l'altra mano prendete la candela e passatela sotto la lastra muovendola in piccoli cerchi o come volete. Questo procedimento serve ad annerire la lastra in modo da consentire una visione più chiara (o più scura) dei segni durante l'incisione. 

Attenzione! Se tenete la candela troppo ferma sullo stesso punto rischiate di bruciare la vernice! Cercate anche di tenere d'occhio lo stoppino, in modo che non vi lasci dei segnacci, sfiorando la lastra. 
Una volta conclusa questa delicata operazione la vostra lastra è pronta per essere incisa! ;) Buon divertimento, alla prochaine foi! Yeah...!

p.s. sciacquate il pennello nell'acquaragia, possibilmente in un lavandino a cui non tenete particolarmente e in cui non ci siano le maniche della camicia di qualche vostro parente!!!!