Ognuno ha una storia da raccontare. Chi dice di non averne alcuna, in realtà sta già raccontando qualcosa.
Visualizzazione post con etichetta Bene comune. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Bene comune. Mostra tutti i post

mercoledì 30 settembre 2015

Mens sana in corpore sano

La pigrizia è un'acerrima nemica.
Si avvicina all'orecchio sussurrando suadenti promesse e nel frattempo sprofonda il malcapitato nella palude del tedio e dell'inconcludenza. Forse è per questo che più ci si abbandona alla pigrizia meno energie sembra di avere per contrastarla. Per questo, forse, il divano, metafora sempre attuale di occupazioni voluttuarie e dilettevoli pare sempre più invitante a dispetto dell'impiegare energia e impegno in qualcosa di più costruttivo. Tutto questo saggio sulla pigrizia è nato perché non avevo voglia di fare un'introduzione più dinamica e incisiva.
A parte ciò, oggi ho scoperto che SI PUO' FARE. Prendere e andare intenzionalmente a camminare per quaranta minuti di fila, anche se non c'è sciopero degli autobus, E' POSSIBILE.
Sempre restando su questo tono da motivational video, ho anche scoperto che colorare un disegno senza imbrattare il foglio SI PUO' FARE.
Spero.
In ogni caso, ecco il risultato!

Un esempio di come sconfiggere la pigrizia renda la nostra giornata più colorata.

Grazie, a presto!
Nuzza

giovedì 6 novembre 2014

Il modo in cui ci spostiamo nel mondo cambia, in parte, la prospettiva con cui lo guardiamo

Ebbene, ogni giorno noi ci spostiamo nello spazio, non importa se il tragitto va da casa a scuola, dal torrido emirato del Qatar ai lidi del Sol Levante, o dal regno della pigrizia alla repubblica della golosità: ciò che conta è come ci muoviamo.
Un giorno, ormai non ben precisato, dovevo recarmi presso una mia amica, per una maratona del Signore degli Anelli. Per coronare di epicità tale impresa, scelsi di utilizzare una bicicletta. Ma la verità è che ci sono città fatte per i ciclisti e città che...NO. Ovviamente la mia è tra i "NO".
Quel giorno, poi, il "NO" era talmente mastodontico che non se ne scorgevano i confini: piovigginava, in quel modo singhiozzante che rende l'asfalto una lustra autostrada verso slogature e tombini insidiosi. Ma io avevo preso la mia decisione, così, bardata in un k-way, rispolverai la mia bicicletta, come un vecchio campione di corse che accarezza la sua fedele auto.
Mi avventurai lungo la discesa, rigorosamente piena di curve da cui, di solito, spuntano autobus che sfidano la gravità e moto in contromano. A quel punto, il vento mi calò il cappuccio sugli occhi, il che era quantomeno fastidioso.
La pendenza incalzava.
Cercai di risistemarlo, ottenendo solo di calarlo più storto di prima. La curva, la curva!
Tirai una bella frenata, rischiando di sguisciare addosso a due innocenti passanti, che mi guardarono come se fossi uscita, lì, da un tunnel spazio-temporale. Forse perché, calato ormai il cappuccio fino al naso, ultima barricata, viaggiavo con la testa praticamente reclinata, sperando in tal modo di vedere ancora qualcosa. Il mio principale predecessore penso sia stato ET. Io però ho preferito non spiccare il volo. Risistemata la bardatura, ripartii. Quando ormai pensavo che la situazione fosse stabile, ecco uno strano movimento ellittico dalle parti di un pedale: si stava svitando. Da quel momento, visto che la vite era spanata, è occorso fermarmi in media ogni venti metri, per non perdere quell'arnese per strada, pedalando solo dal lato buono, cercando di non farmi investire dai bolidi che mi sfrecciavano accanto, felici del loro motore ruggente.
Inutile dire che, al ritorno, su per la salita, se sono riuscita a ritornare sana e salva a casa è stato merito della colonna sonora della battaglia degli Ent. Per piacere, basta disboscare!



Alla prossima!
Nuzza  

lunedì 26 maggio 2014

Quando la cosa pubblica funziona è perchè anche le persone che ne fanno parte agiscono bene

Ebbene, continuando il resoconto melodrammatico del post precedente...

Andato, il treno era definitivamente perso.
Mi scrutai attorno, lanciando occhiate dardeggianti al binario vuoto, ormai al colmo della sopportazione. Mi avvicinai a un personaggio che pareva avere un ruolo determinante nelle faccende ferroviarie. Contro ogni previsione risultò estremamente gentile, premurandosi di indicarmi un convoglio alternativo. Forse sarei riuscita a effettuare un cambio e arrivare in tempo. Inutile specificare che quando si prospetta l'ipotesi di dover cambiare treno intervengono diversi fattori ansiogeni, tra cui l'essere testimoni dell'irruzione di Vin Diesel, specialmente quando si ha a carico un enorme trolley che può essere preso per una macchina da corsa di ultima generazione. Sì dalle prossime vacanze opterò per bagagli minimali, promesso.
Dopo aver trascorso il viaggio scrutando ogni singolo cartello a ogni singola stazione, finalmente arrivò il momento cruciale. E devo dire che ci riuscii. Raggiunsi il treno che avevo perso inizialmente e arrivai a destinazione. Di questo debbo ringraziare quello sconosciuto capotreno che mi ha raccolta e accompagnata.

Ognuno può essere un capotreno gentile. Yeah.
Alla prossima!
Nuzza

Vedere il lato migliore è smettere di guardare il treno che abbiamo perso sicuramente per colpa di altri

L'estate scorsa, per svariate vicissitudini, mi sono trovata a dover prendere un treno.
Per giungere alla stazione, di solito, bastano dieci minuti di autobus, ma si sa che d'estate gli orari assomigliano più che altro a una foresta in via di disboscamento; conscia di ciò, ero arrivata alla fermata con buon anticipo. Tutto procedeva a gonfie vele. Se non che, tale adorabile mezzo di trasporto, saltò la corsa.
Da quel momento, iniziò la mia.
Mi scapicollai giù per scalinate e lungo improbabili scorciatoie, il tutto, ovviamente, corroborato dal trascinamento quasi antigravitazionale del mio beneamato trolley (si scriverà così? Siamo fiduciosi); il che diede il "la" a un'esperienza turbo, che vi consiglio caldamente e affannosamente qualora voleste aggiungere alle vostre giornate un po' di adrenalina o se, per qualche motivo, voleste correre il rischio di slogarvi qualche caviglia. I pochi eletti che sarebbero riusciti a deliziarsi della mia fugace apparizione avrebbero potuto osservare una scena del genere: una giovine fanciulla sciabattante tallonata da un enorme, chilotonico trolley.
Inutile aggiungere ma lo faccio comunque che durante gli avveniristici attraversamenti pedonali, il sopracitato bagaglio si prodigò in piroette degne del Cirque du Soleil.
A circa cinque minuti dalla partenza del treno riuscii a salire su un autobus, per la gioia di tutti i passeggeri spiaccicati dal mio fedele compagno di jogging. Dopo aver beccato tutti i semafori rossi possibili e intelligibili, finalmente arrivai in vista della stazione, con l'aspetto che avrebbe potuto avere Rambo in procinto di attaccare l'ufficio dello sceriffo. Le porte si aprirono. Non c'era più tempo.
Presi di peso il mio trolley, sfrecciando verso la meta, in sottofondo le esortazioni dei consueti quattro ubriaconi che bazzicano da quelle parti. Una diva, insomma.
Irruppi nella stazione come una furia, ignorando il plotone di obliteratrici che mi gridavano: "Ehi! Timbraaa!".
Mi precipitai al binario, che avevo individuato grazie alle note capacità divinatorie dei tabelloni.
Quando mancavano ormai solo pochi gradini al raggiungimento dell'Apeiron, mi fermai.
Era già partito.
Il fatto è che io nonostante tutto...ero in orario!

Ebbene, qui termina la prima parte del resoconto, in questa giornata di post elezioni Europee in cui la cosa più semplice è lamentarsi. Alla fine ci lamentiamo così tanto che un giorno ci lamenteremo anche di lamentarci. Non fraintendiamoci, lamentarsi di ciò che non va è più che lecito, ma crea la tendenza a notare solo le criticità negative, di qualsiasi entità siano, mentre, forse, sono le cose positive che ci servirebbero, sono loro il punto da cui potremmo ripartire a prendere fiducia. Prendiamo forza da quelle, perché ci sono!
A volte perdere il treno può permettere di farci vedere le cose diversamente.

Il mio TROLLey, yo!


Alla prossima :D
Nuzza