Bentrovati!
Quest'oggi, all'insegna del riposo e del diletto costruttivo, componente fondante del periodo vacanziero, vi propongo lo spezzone di un saggio Il motore immobile che ha dato il "la" a questa delirante decisione è stato lo studio matto e disperatissimo attuato su libri di teoria della percezione, ovviamente piuttosto ostici e talvolta oscuri...
On y va!
Dell’entropizzazione dei sistemi sociali alvenici
Prefazione
Vogliamo introdurre codesta trattazione circa siffatte materie onorando coloro che ci hanno preceduti in questo campo, empiricamente lussureggiante ma dai risvolti che hanno dato fiato alle più audaci interpretazioni apologetiche, secondo l’etimologia del civismo, prima quello scaturito dalla prosaicizzazione umanista che segue le riforme periclee e quello sgorgato dal propagandismo augusteo scolpito nell Ara Pacis. Con queste suddette premesse intendiamo ricordare la ricerca, autorevolissima e mai data per scontata, di Sroewulden Yacobji [1937] che condusse a una nuova e prolifica stagione della ragionevolezza che, già dai primi decenni di fine Settecento, aveva pervaso quegli ambienti lambiti da focosissima energia scovatrice, laddove il mito del buon selvaggio stagliava non più lungi la sua ombra, come forse Sepulveda, un autore precedente, avrebbe auspicato.
D’altro canto il sentimentalismo tardoeuropeo di inizio Novecento non diede adito a contumelie autoreferenziali sull’eticismo della colonizzazione che aveva, fino a quel momento, caratterizzato le mire di ogni Potenza europea, distinguendosi nella cosiddetta “Politica della porta aperta” in Cina, nell’imperialismo inglese, nel governo sanguinario delle gilde mercantili e delle compagnie olandesi delle Indie Orientali; per quel che riguarda il continente sub sahariano, poi, possiamo dire delle stragi di Boeri, argomento scottante, mai del tutto compreso, sussurrato ma non eccepito, distinto ma mai fugato.
Di fronte a tale panorama, dai risvolti sempre più specialistici, si è assistito all’avvicendarsi di innumerevoli scienze teoretiche a favore di queste ultime inferenze (si veda a tal proposito il brillante saggio Delle specie minoritarie a cura di Kayenne Harsby), ma, seppur in epoche decisamente più recenti, probabilmente a causa dell’affacciarsi repentino di studi propagandistici ed enucleati, fatto che ha gettato nello sconcerto la maggior parte degli esperti del settore e anche di chi pur non molto comprende di codeste materie, nonostante esse siano tutt’oggi alla base del preferenzialismo e del dinamismo post-sociale che pervade l’intero sistema, o meglio, come afferma Thomas Pain [1978] nel suo studio sull’emancipazione co-caudata dell’evergetismo arabo, “irrora le fondamenta della nostra civiltà”, sono sorte nuove dottrine che paiono indirizzare la propria ricerca in campi avvenieristici e, finora, insondati, come l’ethernet e la massificazione dell’informazione.
Con questa trattazione intendiamo ringraziare anzitutto coloro che hanno permesso il prosperare della nostra ricerca, coloro che hanno messo da parte l’utilitarismo corrosivo e selvaggio che oggi più che mai pare essere sfociato in un consumismo che cinge più le persone che gli oggetti, per finanziare questi studi che, è nostra speranza e consapevolezza, possono portare un,seppur modesto, contributo a questo divenire incontestabile che rappresenta il nostro campo d’azione.
1. Strutturalismo e decadentismo nelle stratocrazie moderne
Di norma, come illustri nostri predecessori, quali Immanuel Kant e, già secoli prima, Euclide, hanno mostrato rivelarsi utile e ragionevole, si scopre sempre, o almeno nella maggior parte dei casi, perlopiù istruttiva e convergente alle posteriori inferenze, l’enunciazione e la trattazione consapevolizzata del lessico di cui si intende fare uso; non escludiamo, inoltre, di specificare al meglio, e nella maniera più generale possibile, il contenuto e i proponimenti che intendiamo raggiungere, tramite successive diramazioni concettuali secondo il modello dicotomico, introdotto dal platonismo e presente in autori successivi, quali per esempio il Macchiavelli. Proprio quest’ultimo, in uno dei suoi malinconici e vigili scritti, afferma di spogliarsi, la sera, delle vesti del suo confino, per indossare gli abiti, per così dire, da uomo libero, grazie alla lettura e al lavoro intellettuale a cui la noia e l’abitudinarietà del giorno lo sottraggono, distogliendolo dalle questioni politiche di inaudita cruenza che permeano la Firenze del tempo. Una visione escatologica vorrebbe stillare da un simile exemplum che l’uomo è destinato a raggiungere l’essere in perfezione intellettiva, abdicando alla kora platonica, ma oggi sappiamo che la questione è più complessa di come l’avevano dualisticamente dipinta i grandi sistemici del V-IV secolo. Proviamo ora a estendere questo assoluto, a riportarlo deduttivamente nella “pragmaticità del mondo” [Plank, 1889]: potremo successivamente notare come una tale visione abbia portato alla distorsione del concettualismo etico, non più nemmeno asserito secondo un’ottica pietista, bensì concretizzato, cristallizzato se non impietrito come un non-finito michelangiolesco, attraverso i grandi spostamenti delle masse, quali fenomeni come il pendolarismo, il nomadismo e il sincretismo animale, che analizzeremo nei capitoli successivi.
Le stratocrazie moderne appaiono a prima vista come un assottigliarsi di somme concentriche, inno alla consumabilità del prodotto sul capitale, prepotentemente asserragliate nell’agio dei nuovi poveri e nell’ignoranza indifferenziale dei vecchi ricchi. Questa situazione, che presenta evidenti discrepanze a livello della disgregazione associazionistica e che ha già portato numerose e discordi ripercussioni su quelli che potevamo, fino a poco fa, chiamare partiti; circa questi ultimi, è sottinteso, il discorso diventa labile e incerto come il loro futuro, giacchè l’epoca delle grandi masse votanti pare annaspare nel qualunquismo, nel grigio diluvio borghese, ormai soppiantato dalla sgargiante e invitante popolazione delle piattaforme web.
Dunque Internet come sostituto delle piazze?
A questo quesito ne sono stati aggiunti altri, sono state formulate numerose ipotesi, nessuna mai davvero confermata presso i sociologi forensi, nè presso quei conferenzialisti che si avvalgono di tali posizioni per ribadire la bontà di un sistema in cui, in realtà, tutti sono protetti e nessuno lo è. Contro questa tendenza c’è chi mette invece in evidenza i nuovi fenomeni di manifestazionismo giovanile e operaio, strati non indifferenti della popolazione, almento in linea pratica: i politici da soli non aiutano molto l’economia. Nel suo speciosissimo saggio Deucalione: le leggende nel mondo della rete, Kablyn Ternamson afferma:“I politici hanno il pranzo pagato, i manager lo hanno assicurato e la gente lo ha cucinato”. [...] Al di là di queste affermazioni, che a taluni potrebbero sembrare espressione di un danzicanismo privo di inibizioni, possiamo semplicemente trarre l’insegnamento essenziale: il preferenzialismo commerciale non ha prezzo.
1.1.0 Le associazioni di consumatori nell’era del flashforward
“Quando saremo tutti stupidi, nessuno sarà più in grado di capire chi è stupido”
La brillante e spavalda intuizione del noto psicologografo Ernest Wallaby [1978], mette in luce uno dei fattori più sconcertanti ed abusati, seppur paradossalmente conglomerati alla corrente di pensiero che tutt’oggi pare prevalere sull’arragniamento delle classi manageriali, che si possa ricordare. I dilapidatori di sentenze a priori potrebbero qui sostenere che tale affermazione oramai possa essere lapidariamente concretizzata nel pluralismo vocalico e afono che ammorba la maggior parte delle piazze virtuali, ma quanto davvero questo influisca sul panconnettivismo, fenomeno in crescita esponenziale, specialmente se si considerano quei paesi a densità demografica molto elevata, dove la forbice dell’inflazione ha portato le associazioni di consumatori a un vero e proprio “risveglio dal sonno della ragione” [Kablazkvij Goshan, 1992], una presa di coscienza autoctona quanto gli Ateniesi sul Peloponneso, nessuno davvero ha le prove per dimostrarlo incontrovertibilmente.
Il disagio sociale risvegliato dalle gravi condizioni della cosa pubblica pare aver dato fiato a coloro che, lungi dal conservare posizioni atrofizzate nel nazionalismo atavico che ha caratterizzato la maggior parte dei secoli il continente, suscitando le diatribe e le guerre più atroci, siano esse in campi dialettici, siano in campi bellico-alimentari, desiderano la buona continuazione dei rapporti internazionali, a dispetto del conservazionismo recidivo di alcuni faziosi isolati, promuovendo, piuttosto, una larga intesa, su basi socio-economiche, che possa ristabilire un equilibrio privo di sillogismi oramai decontestualizzati e desueti, ultimo resto di una valutazione percettivamente labile. Non si può tuttavia ignorare la tanta parte della popolazione ancora priva di spiegazione veritiera, ma a questo punto pare lecito porsi un quesito essenziale: sulla base della mole incontrollata e disinformata di indicazioni, concettualizzationi sconsiderate e generalizzazioni arrangiate su illazioni dialetticamente discutibili, ognuno si trova di fronte a una discordante cacofonia di disinformazioni, nei confronti delle quali, come ricorda un rispettabile esponente della Camera dei Lord, qui parafrasato, occorre operare un discernimento, una discriminazione. I principi su cui essa pone le proprie fondamenta possono variabilmente essere soggettivi, saltuariamente connotati da un cosmopolitismo che, talvolta rischia di sfociare in un conformismo dalle tinte acromatiche, come nel paleocene aristocratico dei grandi trade network, svilito dai tendenzialisti, che invece dipanano un periodico incedere di strutture atomistiche e relative ai periodi della massificazione, che ormai arriva fin nelle nostre azioni più quotidiane, quando mangiamo di fronte a un telegiornale, quando compriamo al supermercato, quando desideriamo la roba d’altri.
Si capisce, allora, come possiamo autorizzare tendenze che, come ricorda il filozoista Welhtanger Breush [1982] rilasciando un’intervista al Sunday Times New Romans: “avviliscono, seppur mordacemente consentono, il ricambio fenomenologico della conoscenza metadistalica”. Possiamo dunque rassegnarci a un convenzionalismo sregolato e divergente circa questioni di tale importanza epesegetica? La risposta sarà sicuramente negativa, da parte nostra. Ecco allora che si chiarisce il ruolo centrale del fenomeno, studiato da Hackett già nei primi decenni del secolo appena trascorso, e denominato Flashforward nella dittologia odierna, nonchè i numerosi casi di numismatica generale: sappiamo che nel concretismo andronomico il concetto di “singolarità” acquisisce un’importanza strategica, se non inusualmente categorica, circa la decisionalità dell’individuo sul mondo; ora, se poniamo codeste premesse e ad esse sommiamo, con cognizione di causa, nonchè le prove empiricamente dimostrate e dimostrabili, giacchè è ciò che questa materia si ripropone di studiare, che la futuribilità delle certezze lavorative sul piano sociale, politico e agroeconomico ha un risalto fondamentale, possiamo agilmente comprendere che, come già era stato intuito da Segantini [1913], il dinamismo a cui è sottoposto l’individuo del secolo è sproporzionato alla sua fisiologica attitudine a comprendere, se non addirittura alla sua capacità di adattamento ambientale. Questo plusvalore ergonomico ha decretato un’ampio spettro di focalità possibiliste ma non necessarie, come intese fideisticamente.
La risposta a questo problema possiamo riscontrarla nel nascente positivismo delle associazioni di consumatori emergenti, più consapevoli e attente al mutevole umore dell’economia finanziaria, ma d’altro canto più vicine al ricercare una rivalorizzazione dell’individuo homo, a dispetto del nichilismo ammorbante e del convincente ma vuoto homo aeconomicus. In altre parole, l’uomo è arricchito principalmente dall’uomo relazionato positivamente, non altrettanto dai suoi prodotti derivati.
Se siete riusciti a leggere fin qui...beh complimenti! :D Ora potremo finalmente insinuarci con più disinvoltura nelle discussioni colte carpite qua e là!
In attesa di nuove elucubrazioni....alla prossima! =)
Nuzza
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