Ognuno ha una storia da raccontare. Chi dice di non averne alcuna, in realtà sta già raccontando qualcosa.

lunedì 5 maggio 2014

L'attesa può essere un tempo vivo, anche quando l'autobus non arriva e piove

Penso sia capitato a molta gente di restare a bocca asciutta aspettando un autobus per un tempo apparentemente infinito, durante il quale i pensieri oscillano tra la tentazione di lanciare un barile di bitume in testa all'autista di turno o di tagliare le gomme al mezzo pubblico tanto agognato, e il perenne dilemma: "Vado a piedi? A questo punto però potrebbe arrivare da un momento all'altro. Ma se invece avesse proprio saltato la corsa?". Questo lungo monologo interiore, degno dei più incalliti shakespeareiani, in media dura abbastanza a lungo da permettere all'autobus di arrivare. Oppure no. Dipende da voi.
Per non parlare, poi, delle infinite code alle poste o in qualche studio medico, dove l'atmosfera è ardente quasi quanto prima del fatidico "via" a una maratona intorno a una supernova.
L'attesa, insomma, non è sempre piacevole.
Sarà per questo che oggigiorno ogni cosa ha aumentato ritmo, cercando di evitare a tutti i costi quei cosiddetti tempi morti, tanto che tutti ci lamentiamo sempre di non avere mai tempo. Eppure il tempo è sempre lo stesso. Forse a volte rallentare può essere salutare... o persino divertente. Persino a Leopardi l'attesa faceva arricciare un angolino della bocca.
L'attesa, che di solito è considerata una spiacevole situazione di sospensione, in realtà può rivelarsi molto migliore delle aspettative: permette di guardarsi attorno, di sospendere, appunto, la nostra frenetica corsa attraverso la quotidianità e concederci un momento per riprendere in mano il nostro tempo più consapevolmente. Aspettare allena la pazienza, può essere fonte di ispirazione, può farci tornare a una dimensione in cui siamo sia spettatori che opere d'arte.
Immaginate che gusto ci sarebbe nel dipingere un quadro o concludere un fumetto nel tempo che impieghiamo a fare il log-in su facebook; oppure proviamo a ricordare quanto fosse bello ricevere una cartolina o una lettera, attenderla, sapendo che è una cosa speciale proprio per noi, non per un intero gruppo su whatsapp (benché quest'ultimo sia quasi gratis!). Provate a immaginare di poter stare ad ascoltare il respiro antico di una foresta che vive così lentamente...
Questa premessa lunghissima e molto commovente voleva introdurre un bizzarro esperimento sociale di cui ho trovato notizia leggendo qua e là, ovvero il Digital Detox Camp, un'iniziativa per staccare un po' dalle nostre forsennate corse giornaliere (chissà poi per andare dove?) e riprendere un po' i contatti con noi stessi e con gli altri, imparando anche il valore dell'attesa. Beh non che serva andare fino in California per riuscirci :D

"Ti penso", Acquaforte su zinco, inchiostro blu su rosaspina








Ok vi ho fatto attendere abbastanza! Alla prossima :D

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